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Addestrare un cucciolo di gatto freccemercoledì 11 settembre 2013  



Cosa vuol dire addestrare un cucciolo di gatto? Forse insegnargli il riporto, o saltare a comando? Io credo sia molto di più! A mio parere, è la meraviglia di camminare per una via piena di persone, col proprio adorato gattino tranquillo sulla propria spalla o dormicchiante tra schiena e zaino, e vederlo impazzire di gioia e di gioco quando incontra dei bambini. Non è una cosa che si vede spesso! Molti crederanno che sia impossibile; ebbene io vi posso assicurare che è assolutamente fattibile e neanche troppo difficile: è sufficiente addestrare il proprio micio sin dalla più tenera età.

Ora vi racconto la mia esperienza al riguardo. Ormai da anni, quando un gatto compie due mesi (subito dopo la prima vaccinazione), mi armo degli unici strumenti veramente essenziali per addestrarlo e cioè lunghe sciarpe, dal cotone alla lana; le faccio girare con un unico giro attorno al mio collo, poi posiziono il gatto sulla mia spalla e gli giro intorno quella più lunga, larga e leggera, per poi farla girare ancora intorno al mio collo. In questo modo, oltre a dare all'intimorito micino più punti dove potersi appigliare in caso di caduta, gli fornisco una comoda “amaca” (che sarà all'altezza del mio petto) nella quale rifugiarsi per eventuali riposini o per salvarsi da pericolose “cadute libere” (dovete vedere quanta sicurezza gli da!!).

Ma la maggior parte del tempo, il giovane felino la passerà appoggiato sulla mia spalla; è infatti quella la posizione base, quella più comoda, quella dove riportarlo dopo ogni momento di eventuale agitazione o pericolo. Essendo il gatto sulla spalla, sarà facile utilizzare il braccio relativo per tenerlo sempre sotto controllo, almeno fino a quando non raggiunge una certa sicurezza; inoltre basterà girare la testa per dargli dei meravigliosi bacini rassicuranti o premianti a seconda dei casi. Una regola fondamentale, soprattutto quando è cucciolo (si comincia presto giusto per abituarlo) è quella di tenerlo sempre coperto con una seconda sciarpa più pensante; questa è una cosa che piace molto ai gatti, poi sarà lui a decidere quando uscirne e quando rifugiarsi in essa.

Soprattutto l'ultimo gatto con cui ho avviato il processo di addestramento, chiamato Chanty (è il gatto siamese di una mia amica), amava oltre misura giocare con i bambini dalla mia spalla e sulla mia schiena; rimaneva sempre accucciato tranquillo (spesso, quando camminavo per le vie, si posizionava tra la mia schiena e il mio zaino, dove faceva grosse dormite – ed io avevo sempre questo collarino in pelliccia ), ma quando incontrava un bambino si azionava e cominciava a camminarmi tutto addosso; un paio di volte, addirittura, mi è salito in piedi sulla testa di sua spontanea volontà senza graffiarmi assolutamente.

Per me era uno spasso vedere il volto stupefatto di bimbi e genitori e, più di una volta, mi sono fatto fotografare col gatto in posizioni da “divo” sul mio corpo. Va detto che, durante le mie passeggiate, non è mai sceso in terra. In queste esperienze Chanty aveva circa due mesi; poi è tornata dalla sua padrona Veronica che lo ha reclamato, ma intanto l'addestramento era fatto! È importante dire che soprattutto le prime volte, anche vista la tenera età di questi mici, molti sono i rumori che li spaventano, quindi compito dell'addestratore rassicurarli il più possibile con il braccio, tenerli costantemente coperti e naturalmente parlare con loro.

Addestrare un gatto vuol dire avere a che fare con un essere intelligente e, rispetto noi umani, decisamente alla pari. Non è assolutamente un rapporto animale/padrone, piuttosto mamma-papà/bambino. Risulta evidente che loro capiscono tutto quello che gli si dice e che, con la nostra sicurezza, noi diamo sicurezza anche a loro. Poi crescendo continueranno a rimanere sulla nostra spalla e magari, in lunghe passeggiate, ci accompagneranno fianco a fianco come dei cari e fedeli amici. Grazie alle uscite fatte da cuccioli sulla nostra spalla, saranno sì sempre guardinghi, ma assolutamente non più spaventati dai rumori della strada e della gente. Ricordate sempre che il miagolare è il loro linguaggio: quando lo fanno vuol dire che hanno qualcosa da dirvi!
©  RIPRODUZIONE RISERVATA

Simone  Balduzzi - vedi tutti gli articoli di Simone  Balduzzi



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Ora vi racconto la mia esperienza al riguardo. Ormai da anni, quando un gatto compie due mesi (subito dopo la prima vaccinazione), mi armo degli unici strumenti veramente essenziali per addestrarlo e cioè lunghe sciarpe, dal cotone alla lana; le faccio girare con un unico giro attorno al mio collo, poi posiziono il gatto sulla mia spalla e gli giro intorno quella più lunga, larga e leggera, per poi farla girare ancora intorno al mio collo. In questo modo, oltre a dare all'intimorito micino più punti dove potersi appigliare in caso di caduta, gli fornisco una comoda “amaca” (che sarà all'altezza del mio petto) nella quale rifugiarsi per eventuali riposini o per salvarsi da pericolose “cadute libere” (dovete vedere quanta sicurezza gli da!!).

Ma la maggior parte del tempo, il giovane felino la passerà appoggiato sulla mia spalla; è infatti quella la posizione base, quella più comoda, quella dove riportarlo dopo ogni momento di eventuale agitazione o pericolo. Essendo il gatto sulla spalla, sarà facile utilizzare il braccio relativo per tenerlo sempre sotto controllo, almeno fino a quando non raggiunge una certa sicurezza; inoltre basterà girare la testa per dargli dei meravigliosi bacini rassicuranti o premianti a seconda dei casi. Una regola fondamentale, soprattutto quando è cucciolo (si comincia presto giusto per abituarlo) è quella di tenerlo sempre coperto con una seconda sciarpa più pensante; questa è una cosa che piace molto ai gatti, poi sarà lui a decidere quando uscirne e quando rifugiarsi in essa.

Soprattutto l'ultimo gatto con cui ho avviato il processo di addestramento, chiamato Chanty (è il gatto siamese di una mia amica), amava oltre misura giocare con i bambini dalla mia spalla e sulla mia schiena; rimaneva sempre accucciato tranquillo (spesso, quando camminavo per le vie, si posizionava tra la mia schiena e il mio zaino, dove faceva grosse dormite – ed io avevo sempre questo collarino in pelliccia ), ma quando incontrava un bambino si azionava e cominciava a camminarmi tutto addosso; un paio di volte, addirittura, mi è salito in piedi sulla testa di sua spontanea volontà senza graffiarmi assolutamente.

Per me era uno spasso vedere il volto stupefatto di bimbi e genitori e, più di una volta, mi sono fatto fotografare col gatto in posizioni da “divo” sul mio corpo. Va detto che, durante le mie passeggiate, non è mai sceso in terra. In queste esperienze Chanty aveva circa due mesi; poi è tornata dalla sua padrona Veronica che lo ha reclamato, ma intanto l'addestramento era fatto! È importante dire che soprattutto le prime volte, anche vista la tenera età di questi mici, molti sono i rumori che li spaventano, quindi compito dell'addestratore rassicurarli il più possibile con il braccio, tenerli costantemente coperti e naturalmente parlare con loro.

Addestrare un gatto vuol dire avere a che fare con un essere intelligente e, rispetto noi umani, decisamente alla pari. Non è assolutamente un rapporto animale/padrone, piuttosto mamma-papà/bambino. Risulta evidente che loro capiscono tutto quello che gli si dice e che, con la nostra sicurezza, noi diamo sicurezza anche a loro. Poi crescendo continueranno a rimanere sulla nostra spalla e magari, in lunghe passeggiate, ci accompagneranno fianco a fianco come dei cari e fedeli amici. Grazie alle uscite fatte da cuccioli sulla nostra spalla, saranno sì sempre guardinghi, ma assolutamente non più spaventati dai rumori della strada e della gente. Ricordate sempre che il miagolare è il loro linguaggio: quando lo fanno vuol dire che hanno qualcosa da dirvi!
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